Manifesto
Verso una nuova generazione di società di sistemica
In questi anni nel mondo é presente un gran numero di società formalmente ed esplicitamente dedicate al tema della Sistemica inteso come corpus di principi sistemici. Esse riflettono l’esistenza di un arcipelago di espressioni, concetti ed approcci relativi alla Sistemica e definiti a livelli di precisione e angoli di osservazione molto diversi come: Principi Sistemici, Approccio Sistemico, Proprietà Sistemiche, Problemi Sistemici, Sistemico, Dinamica dei Sistemi, Sistemi Dinamici, la stessa Sistemica, Teoria dei Sistemi, Pensiero Sistemico, Visione Sistemica, Teoria Generale dei Sistemi e Teoria dei Sistemi Viventi.
La loro attività è spesso basata su assunzioni generiche prodotte da mancanza di rigore e di precise definizioni dei concetti usati, a loro volta spesso anche definiti in modi differenti.
Questo è uno dei motivi specifici per cui non è disponibile in letteratura una completa introduzione teorica alla Sistemica, ma piuttosto introduzioni che si riferiscono a contesti disciplinari. Sarebbe più appropriato parlare di una storia del pensiero sistemico e di una collezione di approcci aventi aspetti generali in comune, inadeguati tuttavia per permettere la formulazione di una teoria.
Le società di sistemica hanno conseguentemente e progressivamente adottato approcci generici alla Sistemica piuttosto che generali, mentre la sfida consisteva proprio nello sviluppare una teoria dei processi di generalizzazione.
Tutto ciò è ben rappresentato dal focalizzarsi su idee molto vecchie, come il considerare contrastanti approcci soft e hard, qualitativo e quantitativo in un’epoca di crescente interdisciplinarità (quando, cioè, le stesse proprietà sono considerate in diversi contesti disciplinari). La pratica dell’interdisciplinarità è spesso confusa con quella del divulgare e convincere.
L’uso di stereotipi, non supportati né aggiornati dalla conoscenza della ricerca contemporanea, è spesso impiegato per affrontare problematiche complesse in modo incompetente e superficiale (cioè senza il supporto dell’opportuna conoscenza disciplinare), mascherato dalla pretesa di giudicare il contenuto sistemico di una certa area. Un esempio è dato dall’uso del concetto di scienze convenzionali riferendosi a specifici contesti disciplinari ignorando come essi abbiano generato, nel loro contesto e con l’uso interdisciplinare di modelli e strumenti, parecchi risultati sistemici fondamentali. Possiamo ricordare i concetti e le teorie usati nello studio delle transizioni di fase, delle strutture dissipative, della Sinergetica e della computazione emergente (subsimbolica) come per le Reti Neurali e gli Automi Cellulari. Altri esempi riguardano l’uso in senso metaforico di precise proprietà matematiche, come la non-linearità e l’isomorfismo con lo scopo di dar aspetto scientifico a considerazioni generiche.
Spesso le società di Sistemica non si mantengono aggiornate per quanto riguarda la ricerca disciplinare attuale. Assumono che le discipline siano ancora quelle dei tempi di Bertalanffy e che, sfortunatamente, sono ancora insegnate nelle scuole.
Il trattare delle problematiche della Sistemica è stato spesso considerato come una scorciatoia per evitare la conoscenza disciplinare.
Crediamo che la conoscenza disciplinare sia condizione necessaria, anche se non sufficiente, per trattare le problematiche della Sistemica.
Il cosiddetto riduzionismo,
il nemico per eccellenza delle società di sistemica, non è più
considerabile come un semplicistico e quindi inefficace approccio basato sul ritenere
che il livello macroscopico possa essere spiegato da quello microscopico,
ignorando quindi processi di emergenza. Il riduzionismo si basa sulla
possibilità di ridurre problemi di una disciplina a quelli di un’altra (non
necessariamente più semplice, ma ad un altro livello di descrizione), come il
ridurre il comportamento a sinapsi, la psicologia alla neurologia e la vita
alla biologia molecolare.
L’utilizzo del solo riduzionismo si prospetta non più come un’impostazione
concettuale errata, ma piuttosto come un problema di ignoranza.
Il punto cruciale è che la conoscenza sistemica (necessaria per studiare processi di emergenza) non si basa sulla mancanza di conoscenza a livello della partizione con cui si è deciso di studiare il sistema. Al contrario, uno scienziato sistemico deve avere competenza ai vari livelli di descrizione. La competenza a livello sistemico non deve essere una scusa per non avere competenza relativamente al livello microscopico.
Senza assumere nuovi, autonomi, emergenti
approcci ed affrontare questioni epistemologiche fondamentali, le società di
sistemica sono spesso diventate auto-referenziali, senza un’identità
culturale scientifica con, al più, una generica volontà di collezionare
differenti approcci.
Una robusta e quindi generale, linea transdisciplinare (quando, cioè, proprietà
sistemiche sono considerate di per se, indipendentemente dal
campo disciplinare di riferimento) di ricerca della sistemica potrebbe
consistere nell’affrontare problemi teorici dell’emergenza in diversi contesti
disciplinari. Queste considerazioni mettono in risalto come le società di
sistemica non siano i padroni della sistemica, in una situazione in cui
la ricerca sui sistemi è attuata particolarmente fuori dal contesto
tradizionale della sistemica stessa ed all’interno di iniziative
interdisciplinari.
In letteratura vi è una gran quantità di libri ed articoli, così come di congressi e workshops, tutti relativi all’attività di società di sistemica e tutti spesso equivalenti, cioè senza l’introduzione di nuovi, anche se da discutere e verificare, approcci, visioni e paradigmi concettuali. La comunità sistemica può quindi essere intesa come conservatrice, in quanto utilizzante e riutilizzante stereotipi mai aggiornati, di cui un esempio è l’espressione “Il tutto è maggiore della somma delle sue parti”. Questo atteggiamento conservatore è in contraddizione con le finalità originarie dei fondatori.
E’ ormai tempo per un po’di aria fresca.
D’altra parte vi un’intensa produzione di libri ed articoli fuori dall’ambito di influenza delle società di sistemica e con un intenso ed innovativo contenuto sistemico pressoché in qualsiasi campo disciplinare. L’interdisciplinarità è usata non come un ideologico e prestabilito approccio, ma come conseguenza dell’impossibilità stessa di evitare l’utilizzo di rappresentazioni interdisciplinari dei problemi e l’uso di modelli e simulazioni basate sul concetto di sistema. Il livello di complessità è tale da richiedere una metodologia interdisciplinare e sistemica.
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La finalità delle società di sistemica dovrebbe essere quella di identificare e, dove possibile, produrre contributi alla sistemica che provengono dalla ricerca disciplinare e multidisciplinare, rendendoli generali e producendo proposte per strutturare e generalizzare risultati disciplinari. Esempi di aspetti teorici di un tale impegno sono quelli riguardanti il costituirsi di una Teoria Generale dell’Emergenza, di una Teoria dei Processi di Generalizzazione, di Modelli Logico Filosofici relativi alla Sistemica ed il tema della Varietà nei diversi contesti disciplinari.
Roma
7 Ottobre 2006